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Guida all’ascolto

Sonata in la maggiore per violino e pianoforte

Musica: César Franck (1822 – 1890)

  1. Allegretto ben moderato (la maggiore)
  2. Allegro (re minore)
  3. Recitativo-Fantasia: Ben moderato. Largamente con fantasia (la minore)
  4. Allegretto poco mosso (la maggiore)

Organico: violino, pianoforte
Composizione: 1886
Prima esecuzione: Bruxelles, Cercle Artistique Royal Gaulois, 16 dicembre 1886
Edizione: Hamelle, Parigi, 1886
Dedica: Eugène Ysaÿe


L’ultimo decennio della vita di César Franck (1822-1890) è punteggiato, sul versante della musica da camera, dalla creazione di tre capolavori: il Quintetto, la Sonata per violino e pianoforte, il Quartetto. Anche per queste grandi pagine – a non considerare la Sinfonia in re minore, terminata nel 1888, – il compositore si impone nella cerchia dei principali fautori del processo di rilancio della musica strumentale francese, affermatosi verso la fine del secolo XIX. Sotto l’etichetta di Ars Gallica infatti, nel 1871, Camille Saint-Saëns e i suoi amici avevano dato vita alla Société Nationale de Musique, nell’intento di controbattere non soltanto l’egemonia del sinfonismo e della letteratura strumentale germanici, ma anche l’indifferenza di un ambiente musicale e di un pubblico prevalentemente votati all’opera lirica.

Accomunano queste opere alcuni connotati, come la forma ciclica – nella quale ricorrono, in ciascuno dei movimenti, uno stesso tema oppure più temi, variati e rielaborati – o il particolare slancio melodico che avvolge di ardore lirico i diversi movimenti, e li rinsalda. È un bagaglio di risorse architettoniche, che arricchisce sensibilmente il linguaggio di Franck, e che però egli aggiorna e dilata con la sua limpida personalità artistica. Relativamente sconosciuto nelle vesti di autore, per quanto già anziano, Franck è prevalentemente apprezzato dal pubblico che accorre alle funzioni domenicali della Chiesa di Santa Clotilde, per ascoltare le sue famose improvvisazioni organistiche.

Al pari di altri monumenti della letteratura violinistica apparsi tra fine Ottocento e inizio Novecento, destinati espressamente all’indirizzo di grandi strumentisti, la Sonata in la maggiore (concepita nel 1886) è da Franck dedicata al violinista Eugène Ysaÿe, e costituisce anzi il suo regalo di nozze al virtuoso belga. Tra i vari aneddoti che avvolgono la vicenda esecutiva di quest’opera, occorre ricordare che, alla prima esecuzione, il dedicatario onora il proprio debito salvando questa pagina dal naufragio. Inserito in un concerto indetto, in orario pomeridiano, da una società di promozione dell’arte contemporanea nel Museo d’Arte Moderna di Bruxelles, il lavoro ha inizio mentre sopraggiunge l’oscurità. Il regolamento della galleria proibisce ogni tipo di illuminazione artificiale nelle sale destinate alla pittura, e ovviamente anche l’accensione di un semplice zolfanello potrebb’essere motivo di trasgressione.

Alla fine del primo movimento, il personale di custodia invita i presenti a lasciare i locali. Ma gli spettatori, già catturati dall’interesse, rifiutano ostinatamente di muoversi. E allora, nella penembra, si sente Ysaÿe, che è insieme alla pianista Bordes-Pène, battere l’archetto sul leggìo con la sua abituale esuberanza, esclamando “Avanti! Avanti!”. Non c’è bisogno di dire che i due artisti, immersi nel buio completo, eseguono a memoria gli altri tre movimenti, trascinando il pubblico a una consacrazione unanime, che ha la meglio su ogni contingente contrarietà. Gli stessi interpreti, nella primavera del 1887, faranno conoscere questa pagina a Parigi, e, in seguito, Eugène Ysaÿe le assicurerà la più ampia diffusione internazionale.

D’altra parte, questa sonata si impone per proprio merito, nella musica cameristica francese, come la pagina meglio riuscita del suo genere; tanto da essere stata definita un “lavoro cartesiano”, per la limpidezza strutturale e l’infallibile equilibrio che governano il dialogo dei due strumenti. E si colloca infatti, con la sua forma ciclica che ne caratterizza altre opere, tra i vertici della produzione di César Franck. Il quale aveva prescritto in origine un andamento moderato per il primo tempo, ma, ascoltando Ysaÿe eseguirlo più speditamente, autorizza senz’altro a intenderlo come Allegretto. Qui, dopo alcuni morbidi accordi del pianoforte, il violino introduce un tema che oscilla su un arpeggio ascendente e discendente, disegnato in un intervallo di terza, tipico dell’insinuante profilo di quest’episodio, che nell’insieme si conduce senza inquietudini.

È con l’Allegro successivo che il clima si tinge di energia, imposta dal pianoforte che stabilisce senz’altro il proprio ritmo. Segue poi un severo movimento, dal sapore quasi bachiano, che riconduce il linguaggio cameristico a remote intimità, pastellate in alcuni momenti dalla cantilena del violino in assenza di accompagnamento. Il tutto trasmette un’austera, diffusa impronta di improvvisazione, che l’indicazione di Recitativo – Fantasia intende sottolineare nella sua atmosfera misteriosa ed elegiaca, lumeggiata dalla migrazione attraverso varie tonalità. L’ultimo tempo è introdotto da un notissimo disegno imitativo, che emana un senso di universale omogeneità, affiancando i due strumenti come se la dialettica precedente non li avesse mai separati. Il procedimento a canone – nel quale Franck vanta una solida esperienza – accanto alla lineare trasparenza della melodia, contribuisce a creare il clima più conveniente per suggellare l’opera.

Carl Reinecke (Undine)

La sonata si basa sulla fiaba Undine di Friedrich de la Motte Fouqué, un racconto romantico del 1811 che narra la tragica storia di un’ondina, spirito acquatico del folclore germanico. Undine, figlia del Re del Mare, abbandona il suo ambiente per cercare un amore umano che le consentirà di ottenere un’anima immortale. Ritrovatasi bambina sulla terra, viene allevata da un pescatore e da sua moglie. Cresciuta, trova l’amore nel cavaliere Hulbrand, che presto sposa. Hulbrand, anche dopo essere venuto a conoscenza della vera natura di Undine, le giura amore eterno. Lo zio di Undine, Kuhleborn, la mette in guardia contro il suo amore umano: se mai subirà un torto da Hulbrand, lei dovrà tornare al mare per sempre e lui dovrà morire. La loro vita insieme sarebbe felice, ma la ex fidanzata di Hulbrand interviene a guastare l’idillio, finché Hulbrand torna al vecchio amore ed arriva a trattare male Undine. Questo segna il destino di entrambi: gli spiriti dell’acqua esigono la loro vendetta e dovrà essere proprio Undine a uccidere Hulbrand con un bacio mortale.

Nel primo movimento è rappresentato il mondo sottomarino in cui vive Undine; il secondo movimento rappresenta la sua “infanzia” sulla terra; Il terzo movimento è il tema dell’amore con Hulbrand, con un intermezzo agitato che rappresenta la minaccia di Kuhleborn; Il drammatico finale vede il tradimento di Hulbrand, la rabbia e la vendetta degli spiriti, il dolore di Undine.