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Guida all’ascolto

Il duo per violini op.5 n.1 di Luigi Boccherini esordisce con una prima frase molto elegante e sempre molto raffinata come spesso accade in Boccherini per poi proseguire, sempre nella tonalità iniziale di sol maggiore, con delle piccole variazioni e un breve ponte modulante che conduce rapidamente alla coda della prima parte.
La seconda parte presenta uno sviluppo un po’ più complesso con terzine al primo violino mentre il secondo esegue dei bicordi di accompagnamento armonico che servono per muovere lo sviluppo musicale.
La ripresa è molto breve, e in questo notiamo quanto Boccherini in questo si distacchi dalla scuola austro tedesca che fa un secondo tema molto riconoscibile, mentre spesso in Boccherini sono presenti più di due temi.
Il secondo tempo inizia con un tema che sarà poi ripreso da Mozart nel duetto KV423 in sol maggiore, tema molto brillante con ancora le terzine primo violino per poi modulare verso la tonalità di re maggiore con il secondo elemento tematico a mo’ di marcia, collegandosi al finale che nella prima parte presenta una serie di scale ascendenti a terze, mentre nella seconda il primo violino esegue ancora un ritmo di terzine per sviluppare questa prima idea; a un certo punto Boccherini introduce un elemento nuovo, una parte molto cantabile con doppie corde eseguite da entrambi violini creando l’illusione che a suonare sia un quartetto, l’effetto è molto coraleggiante e termina finisce con una simil cadenza con fermata e ripresa, e una ricapitolazione molto breve con scale finali per chiudere il movimento.
L’ultimo tempo infine sembrerebbe un normale rondò ma ci sono elementi come al solito peculiari di Boccherini, in particolare all’inizio la scrittura è di chiaro stampo contrappuntistico in cui violini si scambiano le parti creando un contrappunto serrato e anche qui ancora i bicordi per entrambi violini, che danno all’ascolto una sensazione di grande riempimento armonico; si prosegue con una zona di sviluppo dove ci sono dei canoni, tutti molto elaborati e con un estensioni dei registri molto alta, e poi ancora diverse parti melodiche che si susseguono una dopo l’altra senza soluzione di continuità, primo e secondo scendono quindi di registro per eseguire una polifonia molto spessa che porta al finale travolgente a ritmo di sestine con scale che concludono in bellezza il brano.

Cécile Louise Stéphanie Chaminade, (8 agosto 1857, Parigi – 18 aprile 1944, Monte-Carlo), compositrice e pianista concertista francese, iniziò a soli 8 anni a scrivere musica. “Lei certamente ha un dono, datele la possibilità di farsi valere e di certo non fallirà e, di certo, non si annoierà!”.  Queste sono le parole pronunciate intorno al 1869 da un vicino di casa degli Chaminade, quando Cécile era ancora piccola: il vicino era George Bizet, il primo ad intuirne il talento tanto da chiamarla affettuosamente “il mio piccolo Mozart”. Nonostante Bizet l’avesse fatta ammettere al conservatorio di Parigi, suo padre le proibì l’iscrizione pertanto fu costretta a studiare composizione privatamente con Benjamin Godard e il suo debutto nella Sala Pleyel di Parigi avvenne a 18 anni durante un viaggio di lavoro del padre. L’interesse per la sua musica, regolarmente pubblicata, attirò l’attenzione creando l’humus giusto per il suo debutto come pianista che avvenne dopo il 1887 anno della morte di suo padre, a Londra nel 1890 dove tornò ogni anno spesso ospite della Regina Vittoria e nel  1908 in america, dove la grande popolarità portò alla nascita di decine di Chaminade Club devoti alla diffusione delle sue opere. Persino Liszt l’apprezzò dicendo che gli ricordava Chopin! Divenne così nota che nel 1901 la Grammophone Typewriter Company l’assunse per pubblicizzare i suoi prodotti attraverso diverse registrazioni. Nel 1913 divenne la prima compositrice donna ad essere ammessa all’Ordine della Legion d’Onore. Della sua prolifica opera di composizione la sua musica da salotto per pianoforte, i brani di carattere come questo allegro e chiassoso Valse Carnavalesque e quella della Chanson francese tradizione portata avanti da Edith Piaf ed Ives Montand,  ha guadagnato maggiore popolarità mentre i suoi lavori più seri, che includono un’opera, un balletto e suite orchestrali, hanno avuto meno successo, soprattutto tra i critici.  Mentre una volta era elogiata per aver scritto musica femminile il  cambiamento nel gusto musicale verso la fine del secolo fece considerare le  qualità femminili della sua musica  come superficiali ma brani  come il suo Concertstück, che si allontanavano dal suo stile tipico, sono stati criticati per essere troppo maschili.  Eppure quasi tutte le sue composizioni sono state pubblicate durante la sua vita e hanno venduto bene. La leggiadria e la serenità francese della musica di Chaminade entrava in contrasto con la musica “seria” di Brahms, Beethoven, Schumann, Fauré . Nella seconda metà del Novecento le sue opere furono dimenticate e, nonostante il suo stile compositivo sia intelligente, spiritoso, elegante e accattivante, molti ancora oggi non ritengono la sua una “musica di qualità’’, valutazioni critiche retaggio di stereotipi di genere.

Camille Saint-Saëns (Parigi, 9 ottobre 1835 – Algeri, 16 dicembre 1921) uno dei talenti più dotati del tempo, precocissimo nello studio del pianoforte e della composizione e apprezzato anche Liszt. Un talento non solo musicale: il entusiasmo verso il progresso lo portò anche allo studio delle scienze, della geologia della botanica e dell’entomologia.  Nel 1874, entusiasmato da una poesia di Cazalis quasi parodistica sulla leggenda della Danza Macabra, archetipo letterario en tema iconografico diffuso nel Tardo Medioevo e che ispirò poeti e artisti del tempo, secondo la quale ogni notte di Halloween la Morte, con il suo violino scordato comparirebbe nei Cimiteri per svegliare i morti e condurli in un’ultima folle danza, lo portò a comporre prima una Chanson per canto e pianoforte e successivamente a strumentarlo fino a farne un poema sinfonico ed anche una versione per due pianoforti.
 I raggi della luna filtrano a intervalli fra nuvole a brandelli. Dodici cupi rintocchi risuonano dal campanile della chiesa. Svanito l’ultimo di essi, si odono strani rumori dall’attiguo cimitero, e la luce della luna investe una fantomatica figura: la Morte, che suona il violino, seduta su una pietra tombale. Si odono strida dai sepolcri circostanti e il vento ulula fra le cime degli alberi spogli. Le note sinistre dello scordato violino della Morte chiamano i morti fuori dalle tombe; e questi, avvolti in bianchi sudari, volteggiano attorno in una danza infernale…D’improvviso la Morte smette di suonare, e nel silenzio che segue si ode il canto del gallo. I morti si affrettano verso le tombe e la fatale visione svanisce nella luce dell’alba.».
Dodici rintocchi scandiscono lo scoccare della mezzanotte, seguono le quinte vuote che richiamano l’accordatura del violino verso il tema principale e quello del valzer pesante, un po’ malinconico nel suo fno alla parodia sbilenca e bizzarra del Dies irae che si conclude con un richiamo che, imitando il canto del gallo ristabilisce la quiete, con il sorgere del giorno. E la musica si placa, lasciandoci i fumi ambigui di un’ironia raffinata e burlesca.

Nel 1886, tornado da una tournèè a Praga, Saint Saëns si fermò qualche giorno a Vienna per riposare e, di getto compose il  Carnevale degli Animali, una Fantasia zoologica che nascondeva, in realtà, 14 ritratti umoristici per essere eseguito durante una festa di martedi grasso a casa del violoncellista e amico Lebuc insieme ad altri musicisti di levatura quali Taffanel e Turhan,  esattamente come ci apprestiamo a fare anche noi, indossando delle maschere zoomorfe! La partitura piacque così tanto che pochi giorni dopo, sulle voci che già si diffondevano, arrivò la richiesta di  un  Concerto per la Società Parigina La Trompette che fu costretta a tenere  suoi spettatori in piedi e a rimandarne indietro moltissimi. L’ultima esecuzione fu data nella casa della soprano Pauline Viardot di fronte a Liszt che ne aveva sentito parlare, una esecuzione, questa,  nel più stretto riserbo dal momento che già tutta Parigi parlavadi questa opera  come di uno scherzo dove il violoncello viene romanzato e il pianista invece, derirso. Saint-Saëns allora, forse temendo inopportuno pubblicare una partitura in cui ogni quadro rappresentava una ironica carrellata di personaggi dell’ambiente colto parigino, o forse che l’esecuzione pubblica potesse compromettere l’immagine di compositore serio, fondatore di rinomate istituzioni, didatta, proibì le stampe della partitura ad eccezione del Cigno che, nel 1905 fu poi adottato da coreografo Michel Fokine per una celebre assolo di Anna Pavlova. Il Carnevale è la festa del rovesciamento dei valori, dello sdoppiamento della personalità, ma mentre Cecile Chaminade la coglie e rappresenta nel motivo del ballo vorticoso, delle maschere, in Saint Saëns determina una operazione intellettuale raffinata, quasi un calembours musicale possibile solo in un compositore così colto. Attraverso la galleri degli animali, vengono colti e a volte anche irrisi gli stilemi della musica romantica cosa che spiega anche le numerosi citazion musicali di autori iperromantici quali Berlioz, che Saint-Saëns non amava e considerava poco colto, e Mendelssohn o antiromantici quali Offenbach e Rossi, per non parlare anche di un’autocitazione proprio dalla Dance Macabre che vi proponiamo nella versione a due pianoforti voluta dallo stesso Saint Saëns. Anche l’organico, lontano dalle grandi orchestre del tardoromanticismo e come oggi spesso viene eseguito è al tempo stesso un ritorno al passato e una anticipazione del 900 come gli strumenti chiamati a suonare i bozzetti musicali secondo una selezione di timbri che s somma solo nel Finale. Nella parodia musicale di Saint-Saëns nessuno è escluso: il Leone apre con i suoi ruggiti in stile persiano in modalità dorica a cui fanno seguito i Polli e le galline che ricordano gli esperimenti di Ramau o Couperin; la didattica pedante si affaccia in  “Hémiones (animaux véloces) e soprattutto nei Pianisti, vere e proprie bestie, con scale e arpeggi dal sapore dello studio che mettono alla berlina l’utilità del caro vecchio Hanon. L’antiromanticismo di Offenbach in “Tortues” con la citazione del celebre can-can dall’Orfée aux enfers, che gli ricordava la freschezza e veracità degli intrattenimenti dei caffe parigini ma esposto con un tempo “da tartaruga” e quello, contrapposto di Berlioz e Mendelssohn che con le rispettive “Danza delle silfidi” dalla Damnation de Faust  e lo scherzo dal Sogno di una notte di mezza estate appesantiti , anzi, uccisi, dal contrabbasso ne “L’Eléphant”. I salti delle due tastiere si alternano in “Kangourous” e lasciano spazio all’ambientazione surreale di “Aquarium”, un capolavoro di orchestrazione che vuole essere una presa di posizione nei confronti dello stile di Debussy, altro francese per il quale Saint-Saëns non aveva simpatia. Nella carrellata umoristica non potevano mancare i “Personnages à longues oreilles”…i critici musicali che sanno solo blaterare senza mai mettersi in gioco. Ed infine la sua battaglia contro gli stereotipi romantici continua nel  “Le Coucou au fond des bois”, dove in primo piano sono gli accordi misteriosi dei due pianoforti che richiamano Brahms e, fra le quinte, il clarinetto, che ripete lo stesso intervallo caratteristico. E non meno stereotipate sono le volatine del flauto sui tremoli degli archi, in “Volière”. La grande parodia volge alla fine con “Fossiles” in cui vengono inserite le citazioni più cospicue, ironiche e autoironiche, con la Danse macabre dello stesso Saint-Saëns, quasi a voler dire che tra le vecchie canzoni popolari J’ai du bon tabac, Ah! Vous dirai-je maman, Partant pour la Syrie o la cavatina della “vipera” dal Barbiere di Siviglia c’è anche lui che si ritiene oramai quasi un “fossile’’,  fino al “Final”, un  galop in cui riaffiorano lacerti provenienti da tutta la fantasia, in un carosello fantasmagorico e brillantissimo che mette in scena una specie di zuffa finale.

  1. Marcia del Re Leone

Potentissimo è il leone

Che raggiunge il carrozzone

Egli è il Re della foresta

Che a ruggir con noi si appresta.

Bestie e Bestiole son senza parole

Tace perfino la luce del sole

Io, di fronte al suo ruggito

me ne scappo impaurito.

Poi esce di scena e dietro di sé

lascia ad altri il Ruolo di Re

  1. Polli e Galline

Trenta, quaranta,
tutto il Mondo canta.

Canta lo gallo

teppista chiassoso

un…CHICCHIRICHIIII assai pretenzioso

Mani in tasca

Berretto sull’occhio

Alle pollastre tocca il ginocchio

Filastrocca canterina

Canta pure la gallina

Coccco cooo che c’è di nuovo?

la Gallina ha fatto l’uovo

Tic tic tic un colpo secco
e lo rompe col suo becco.
Ecco aperto l’usciolino:
oh, buondì, signor pulcino!

3. Emioni

Gli Asini d’Asia vanno a rotta di collo

Salgono, scendono, corrono, corrono

Niente li ferma

Nessuno li afferra

Folli di aria e velocità

Narici piene di libertà (Carminati adattato)

4.Tartarughe

Calma la mente

Calmissimo il passo

Cammino lenta, più lenta che posso

Lemme lemme

E senza fretta
mi porto in spalla la mia casetta
tanto ghiotta sono di lattuga…

Sono la lenta tartaruga!!

5 L’elefante

L’elefante stravagante 

danza sulle grandi zampe.

Nella testa sua sognante

è una silfide elegante

con pesante leggiadria

della musica è in balia

6. Canguri

Salta e corre, è il canguro

Salta lesto oltre il muro.

Nelle zampe ha le molle

E non sta mai in panciolle.

Batte la sua lunga coda

preso dalla grande sfida.

Lui nel salto è un gran campione

toglie il titolo al Leone.

Se il Leone è Sua Altezza

il Canguro è Sua..Lunghezza

7. Acquario

Pesce non parla
pesce non canta
pesce muto ma t’incanta
Acqua sussurra
acqua gorgheggia
acqua risucchia, salta e volteggia ( Carminati Adattato)

8. Animali dalle lunghe orecchie

Parlo di chi ha lunghe le orecchie

e nella vita ne ascolta parecchie

su ogni cosa avrà da ridire

sciocchi giudizi da distribuire

Per fare il critico sa di essere nato

sentenzia e giudica tutto il creato

e non appena nota uno sbaglio

subito è pronto a emettere un raglio.

Poche parole a chi bene intende, coda di paglia al fuoco si accende

tanto alla fine poi l’asino casca e… chi vuole capire , capisca.

9. Il Cucù in fondo al bosco

Scegli un tronco

sposta un ramo.

Fermo, zitto, fai il richiamo.

Nello stormire delle fronde

Ecco il cucù che ti risponde

10 Voliera

Siamo uccelli, abbiam le ali

Siam diversi ma tutti uguali

Cip cip cip, cip cip ciii

noi cantiamo tutto di dì

Un canto pieno di allegria

pure il vento lo porta via

lo porta lontano, laggù, laggiù

e chi era triste non piange più.

Quando però scende la sera

Noi torniam nella voliera

11 Pianisti

Eleganti e con gran gala
fanno ingresso nella sala
scarpe scure di vernice
impeccabili camicie
mani svelte come ali
sali e scendi, scendi e sali
con costanza magistrale
ripercorrono le scale (Carminati)

Ma Di tutte le bestie il pianista è il peggiore

specie se suona a tutte le ore,

se poi lo fa in modo infame

nessuno gli toglie il nome di… ‘’cane’’

12. Fossili

Su alle Danze!

Nessun dorma

L’allegria mantiene in forma

Alle nostre vecchie ossa

dia la musica una scossa!

Un ballabile moderno

Da ripetere in eterno

Dopo secoli di noia

Benvenuta, Pazza gioia (Carminati)

13 Il Cigno

Bianco è il Cigno nel suo regno

Nuota lieve, senza impegno,

poi si specchia nello stagno

sotto l’ombra di un castagno.

strizza gli occhi

piega il collo

ma ti tien sotto controllo.

Si rimira più e piu volte

mentre lancia occhiate storte

ma se non gli fai la corte

proprio come una consorte

presto lui si offende a morte”

Finale

Siamo giunti a Grand Finale

Terminato è Carnevale

Con la sua corona in testa

la parata apre il leone

E lo segue tutta in festa

una allegra confusione

Polli Asini e Pulcini

Sono tutti ballerini

Vecchie ossa e pesciolini

Fanno ridere i bambini

C’è chi canta

C’è chi balla

Chi sorride e chi si vanta

Ma se guardi nella festa

vedi forse qualche bestia?

Non ti sembra che ogni faccia

di un umano porti traccia?

Scegli in mezzo agli animali

Chi somiglia a te di più e

Tra pelo, piume ali,

forza unisciti anche tu!

Ora suona la Grancassa

Siori e Sior…passate in cassa